Tarocchi

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Come ben sappiamo i Tarocchi sono composti da 78 carte, un mazzo di 22 carte figurate (detti Arcani Maggiori, numerati da I a XXI con cifre romane, più una carta senza numero) e da un secondo mazzo, detti Arcani Minori, 56 carte, divise nei 4 semi: coppedenarispade e bastoni. La loro origine è veramente misteriosa e carica di misticismo essendo impossibile risalire con esattezza a quando e dove siano nati. E’ risaputo però che hanno una tradizione secolare e una storia che si perde nel mistero e nella magia, anche se in Italia sono comparse solo verso la fine del Medioevo.

Secondo una teoria abbastanza diffusa i Tarocchi sarebbero una rappresentazione dei noti ideogrammi egiziani, riprodotti sull’antichissimo testo di dottrina magica dell’epoca faranoica, il Libro di Thot (composto da 78 lamine d’oro sulle quali erano incise figure simboliche e geroglifici e che fu l’ unico libro uscito intatto dal famoso incendio della biblioteca di Alessandria nel III secolo avanti Cristo). Thot era una divinità egiziana dalla testa di ibis ed era considerata il misuratore del tempo, inventore della scrittura e dio della sapienza magica.

Non a caso i simboli ermetici presenti nei Tarocchi si sono sviluppati e hanno preso campo anche nell’Alchimia (l’ antica scienza araba a metà tra la chimica e la magia) e nella Kabala (antica dottrina ebraica che porta a scoprire la verità attraverso i simboli mistici). Questo è dovuto al fatto che l’Egitto ha senza ombra di dubbio un posto importantissimo nella storia della cultura esoterica, ed è probabile che determinati simbolismi siano sempre appartenuti a quella Tradizione che partendo dagli Egizi si è diffusa attraverso Ebrei, Greci, Romani, Bizantini in tutto il bacino del Mediterraneo e oltre.

A suffragio della tesi di questa origine egiziana si presuppone che l’etimologia della parola “tarocco” derivi da “Tar” e “Rog” (o “Ros”) due parole egizie che significano “strada” e “re”, cioè la “Via del Re” o dalla parola Tarut (o Ta-urt), la Grande Madre della religione Egizia.

Certo è che determinati simbolismi presenti nei Tarocchi vengono rilevati in moltre altre culture distanti nel tempo e nello spazio e che rappresentano archetipi che appartengono all’inconscio collettivo di tutto il genere umano. I Tarocchi insomma rappresentano il cammino interiore dell’uomo, il Destino.

Contengono in loro un messaggio che aspetta solo di essere interpretato, una sorta di cammino iniziatico. Soprattutto i 22 Arcani Maggiori sono figure dal significato emblematico e costituiscono la vera chiave di volta divinatoria ed esoterica dei Tarocchi grazie alla loro inesauribile interpretatività. Negli Arcani Maggiori a 22 figure è presente un insegnamento ancestrale, atavico, prodotto del sapere accumulato durante le diverse epoche vissute dall’umanità a partire dalle civiltà scomparse fino ad arrivare alle nuove civilizzazioni.

I Tarocchi sono la memoria di ciò che è stato, la conoscenza del presente e la visione di ciò che deve avvenire.

Ma questo non è l’unico scopo delle Carte, contrariamente a quanto comunemente si pensa infatti i Tarocchi non servono soltanto a divinare il futuro. Il loro linguaggio simbolico è stato una sorta di stratagemma degli antichi sapienti per preservare la conoscenza esoterica e magica soprattutto in quei periodi storici in cui era severamente proibito credere in qualcosa di diverso dal dogma costituito. Proprio per questo motivo le popolazioni gitane consideravano i Tarocchi come libro o Bibbia del destino, mentre gli ecclesiastici lo consideravano ingiustamente la Bibbia del Diavolo, intuendo il pericolo di destabilizzazione che poteva portare al potere temporale della chiesa, soprattutto in un’epoca di confusione storica, dove gli individui venivano privati dei valori essenziali.